Primo ottobre 2009.
Sulla periferia di Messina non smette più di piovere. Improvvisamente una montagna frana, portando via con sé case, macchine e strade. Ma soprattutto, il fango uccide decine di persone: donne, uomini, anziani. Bambini.
Questa è la cronaca. Semplice, pura. Gelida.
Ma cosa accade in una famiglia quando uno dei suoi membri muore in una circostanza come questa?
Nell’immediato solo dolore e vuoto.
Ma dopo?
Quando il tempo passa, cosa resta in chi ha perso una figlia, una madre? Partendo da questa strage dimenticata – quella col maggior numero di morti, dopo il terremoto del 1908 – e per la giustizia senza responsabili, proveremo a rispondere a queste domande, raccontando quel dolore e quel vuoto, ma anche la rabbia e la speranza, di chi ha perso il proprio affetto a causa del menefreghismo e dell’incuria endemici nella profonda provincia siciliana, non solo martoriata dal malaffare e dalla politica più becera, ma anche – in questo frangente – abbandonata e sbeffeggiata da alcune delle più importanti istituzioni statali.
Lo spettatore sarà preso per mano e condotto dolcemente in questo viaggio da Agata, Elio e Fortunato, tre esistenze segnate in maniera insanabile dalla tragedia. Amleto insegna: non esiste altro modo, se non il Teatro, per rappresentare gli orrori reali che rimangono, altrimenti, insopportabili.